Se fai parte di qualche gruppo Facebook in cui si parla di sigarette elettroniche, probabilmente ti sarà capitato di imbatterti in post e/o commenti riguardo il valore della coil e il giusto numero di watt a cui spingerla.
Molti vaper dicono che per lo svapo di guancia sia meglio utilizzare delle resistenze con un valore che si aggira attorno ad 1 Ohm, ma ti sei mai chiesto/a se ciò sia vero o un falso mito?
Nelle prossime righe esaudiremo il tuo desiderio e ti spiegheremo come fare una resistenza da 1 Ohm, ma ti avvisiamo, gli sviluppi di questo argomento potrebbero andare ben al di là delle tue previsioni e farti una bella sorpresa.
Ora smettiamo di fare i misteriosi e andiamo a vedere come realizzare questa coil tanto idolatrata dagli svapatori MTL e a fare qualche considerazione al riguardo.
Quando si parla di rigenerare la resistenza, ci si riferisce naturalmente all'utilizzo di un atomizzatore rigenerabile, poiché nel caso delle testine (o head coil, che dir si voglia) si parla semplicemente di sostituire la coil usurata con una nuova pre-confezionata nel suo bel bussolotto scintillante.
Per capire a mente come ottenere un preciso valore resistivo, probabilmente dovremmo avere il Quoziente Intellettivo di Archimede Pitagorico, perciò l'unica strada è avvalerci di un apposito calcolatore per coil, come Steam-engine per il PC o l'app per smartphone Vape Tool, entrambi utilizzabili in modo gratuito.
Ad ogni modo, l'esperienza ci dice che il modo più classico per creare una coil da circa 1 Ohm è quello di prendere del filo resistivo Kanthal A1 da 28 GA ed avvolgere 6 spire su una punta da 2 mm, mediante il nostro amato Coil Jig.
A seconda della lunghezza delle "gambette" della resistenza, otterrai proprio una coil da 1 Ohm.
Ma sai una cosa?
Se anziché il Kanthal 28 GA usassi del Ni80 28 GA, per ottenere una resistenza da 1 Ohm dovresti fare 7 spire su punta da 2,5 mm, una bobina totalmente diversa dal punto di vista strutturale.
A so punto ti chiederai: "Una coil da 1 Ohm a quanti watt andrebbe spinta?"
Dipende.
Se prendiamo in esame le due coil suddette, per esempio, non potresti usarle al medesimo range di potenza:
Fondamentalmente, per ottenere un vapore alla medesima temperatura, le due coil dovranno lavorare su potenze diverse.
Come abbiamo già ampiamente spiegato nel nostro articolo "A quanti watt svapare con la sigaretta elettronica?", infatti, non è il valore in Ohm che ci indica a quanti watt impostare la box mod, quanto la superficie vaporizzante della coil stessa, espressa in mm².
Ovviamente non possiamo sapere quale sia questa cifra e per tale motivo ci avvaliamo dell'aiuto dei calcolatori.
Ha dunque un senso creare una coil in questo modo?
Decisamente no.
Vediamo allora qual è il modo migliore di ragionare.
Leggi anche: Filo resistivo per atomizzatori: come scegliere quello giusto per la tua sigaretta elettronica
Ora che abbiamo sfatato il mito della resistenza da 1 Ohm, è tempo di capire in che modo procedere per assemblare una coil che vada incontro alle tue esigenze.
I gusti sono, naturalmente, soggettivi, ma sarai d'accordo con noi che tutti vogliamo capire come rigenerare per avere più aroma, giusto?
Partiamo dal presupposto che maggiore è la superficie vaporizzante e maggiore sarà la quantità di vapore prodotta, semplicemente per il fatto che più cotone (e quindi più liquido) verrà toccato dalle spire della tua coil.
La regola è la seguente:
Non c'è niente da fare, in questo senso si tratta puramente di una questione di numeri.
Un filo resistivo da 28 GA (0,32 mm) ha una sezione minore di un 26 GA (0,40 mm), perciò a parità di geometrie della coil, il secondo ti consentirà di godere di una resa aromatica più intensa.
Questo, però, non vale in maniera assoluta, nel senso che gli atomizzatori per sigaretta elettronica spesso ci costringono ad utilizzare un filo resistivo piuttosto che un altro.
Un atom con campana piccola e fori aria molto stretti, avrebbe infatti delle difficoltà a dissipare il calore prodotto da una resistenza che lavora bene ad un wattaggio molto alto.
In questi casi, è dunque bene optare per fili adeguati alla camera di vaporizzazione, che in caso contrario si surriscalderebbe e ti creerebbe dei disagi. Inoltre, se la coil non fa in tempo a raffreddarsi tra un puff e l'altro, rischia di logorarsi precocemente, di liberare sostanze nocive con il vapore e di restituire una resa aromatica non ottimale.
È tutta una questione di strutture.
Esempio: un atomizzatore come il Bishop RTA, pur avendo una camera di vaporizzazione piuttosto piccola, ha un giro d'aria molto ampio grazie ai due airflow laterali, e perciò riesce a tollerare bene anche delle coil fatte con fili abbastanza spessi come un 26-24 GA. Al contrario, un Purity RTA da 18 mm, dotato di un classico sistema di aerazione sotto-coil, lavora senz'altro meglio con un 28-29 GA.
Ovviamente non esiste un manuale che ti indichi questi dati, ma sarà l'esperienza e la geometria degli atomizzatori a dirti quale filo preferire.
Perciò il nostro consiglio è quello di munirti di un calcolatore che ti permetta di verificare il range ottimale di watt a cui spingere la tua resistenza (ancora prima di realizzarla) e di una serie di fili resistivi, in modo da effettuare tutte le prova che vuoi e trovare la quadra migliore per te.
Devi inoltre sapere che la differenza di reattività tra i vari materiali di cui sono composti i fili è pressoché inesistente nello svapo con box elettronica, poiché il circuito adegua automaticamente il voltaggio in base ai watt che imposti nello schermo.
Perciò che si tratti di Ni80, KA1 o SS 316L, non noterai alcuna differenza durante l'attivazione.
Discorso diverso per quanto riguardo lo svapo in meccanico, ma questa è un'altra storia.
Abbiamo sfatato abbastanza voci di corridoio per oggi?
Pensiamo di sì, perciò meglio fermarci qui.
Leggi anche: Come, quando e perché cambiare resistenza alla sigaretta elettronica
Ora che hai qualche dritta in più per rigenerare i tuoi atomizzatori, non ti resta che provare con mano ciò di cui abbiamo parlato e fare le tue considerazioni.
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